IN GIRO PER L'ITALIA CON I RAGAZZI DI GAZA



Immagini del Gallery Cafè a Gaza City, l'unico luogo di ritrovo per i giovani.


Il 13 aprile dell’anno scorso compravo un biglietto aereo per Tel Aviv. Ero appena rientrata da tre mesi sabbatici a New York dove avevo camminato e pensato molto, dedicandomi per un po' a quel che mi pareva. Mi ero ricaricata e avevo una gran voglia di fare un lavoro serio, importante.
La mia amica fotografa Simona Ghizzoni stava da un pezzo dentro la Striscia di Gaza...

... per continuare la sua indagine sulle conseguenze della guerra sulle donne. Nella galera a cielo aperto più popolata al mondo, aveva incontrato un gruppo di giovani sorprendenti: colti, impegnati, artisti e musicisti, blogger e attivisti, più incazzati con Hamas che non con Israele, belle facce e belle storie che parevano uscite dal film No One Knows About Persian Cats. Meritavano un articolo, magari pure un video.






Erano i ragazzi amici di Vittorio Arrigoni, quelli che lui frequentava, incoraggiava, aiutava a organizzarsi in un gruppo compatto, con idee ben definite e ben comunicate sulla necessità di una Palestina unita. Quelli che il 15 marzo del 2011 hanno portato in piazza centinaia di migliaia di persone per protestare contro il regime integralista di Hamas: un evento senza precedenti, a Gaza. La loro piazza Tahrir.
Il giorno dopo aver comprato il mio biglietto aereo, ricevo una chiamata di Simona che mi dice, in anteprima sulle agenzie di stampa, che Vittorio Arrigoni è stato sequestrato. Lo uccidono quella stessa notte, fra il 14 e il 15 aprile del 2011. Sedicenti salafiti, ma ancora oggi ci sono troppe ombre su questo omicidio, e il processo in corso a Gaza sta contribuendo a intorpidire le acque.
Simona è sotto shock. Conosceva bene Vittorio. Io non so se partire oppure no. Gli stranieri sono stati evacuati dalla Striscia, la situazione non è chiara. Potrebbe essere più pericoloso del solito: se l'assassinio di Arrigoni fosse frutto di una frattura interna al partito di Hamas, potrebbe scoppiare una guerra civile come quella del 2007, quando gli uomini di Fatah e di Hamas si sparavano per le strade di Gaza City e i cooperanti stranieri restavano rinchiusi per 15 giorni  nei bagni dei loro appartamenti per schivare le pallottole.

I funerali simbolici di Arrigoni organizzati al Gallery lo scorso anno.


Alla fine prendo quell’aereo per Israele, il 18 aprile: se non si può entrare a Gaza, penso, mi farò una vacanza tra Gerusalemme e Tel Aviv. Pazienza.
Invece nella Striscia ci entriamo, io e Simona, dopo tre giorni di ragionamenti e dubbi. Adesso a Gaza City c’è il coprifuoco al tramonto per gli stranieri, e l’Onu vieta di andare in giro da soli, a piedi. Con noi c'è Sami, il nostro fixer-angelo custode, a darci sicurezza. Ma abbiamo fatto bene a rientrare. Conoscere Samah, Shahd, Mohammed Antar, Ebaa e gli altri ragazzi è stato un sollievo da tutta la tensione respirata prima di attraversare il valico di Erez.  







Sono accadute tante cose durante quel periodo a Gaza. Una di queste è il mio video Non è un Paese per giovani che racconta i protagonisti del “Movimento 15 marzo” e li fa parlare del loro amico Vittorio Arrigoni. Ucciso esattamente un anno fa, il 15 aprile del 2011.



Oggi alle 18.30, la Rete romana  di  solidarietà con il popolo Palestinese e la Comunità palestinese di Roma e del Lazio (insieme a Un ponte per...) organizzano una  maratona artistico-politica dedicata a lui, nella Sala Vittorio Arrigoni del Cinema  Palazzo a Roma. S’intitola “Restiamo Umani – Parole, Voci, Musica e Immagini”, e vedrà  filmaker, fotografi, musicisti, attori e  attivisti alternarsi a collegamenti audio e video con Gaza, Ramallah e altre iniziative italiane, in particolare a Milano e Bulciago, il paese di Vittorio.

Ci saranno le proiezioni dei lavori fotografici di Aldo Soligno, del fotografo gazawi Sameh Nidal Rahmi, di Simona Ghizzoni con il suo Afterdark sulle donne di Gaza. E ci sarà Non è un Paese per giovani, alla sua prima proiezione pubblica nella versione integrale da 15 minuti.

Lunedì 16, il cortometraggio sarà al cinema Odeon di Firenze, ospite dal festival Middle East Now, una rassegna internazionale di film e documentari sulla società del Medio Oriente. Cinque giorni di proiezioni con opere di registi da Iran, Iraq, Israele, Palestina, Kurdistan, Afghanistan, Libano, Giordania e Arabia Saudita. Il mio corto partecipa alla mattinata di domani, "Palestine Now", grazie all’invito di Cospe Onlus e Oxfam Italia.
E poi bisognerà pensare a quando ritornare a Gaza. I ragazzi protagonisti del corto hanno fatto tante cose, nel frattempo. Ci vuole una seconda puntata.

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