LA MIA CHERNOBYL


DESTINO Tutta la nostra vita ruota attorno a Chernobyl. Dov’eri in quel momento, a quale distanza dal reattore vivevi? Cos’hai visto? Chi è morto? Chi è andato via? Per dove?... Ormai Chernobyl ci accompagna ovunque.
(Preghiera per Chernobyl di Svetlana Aleksievic, E/O)


Il 26 aprile del 1986 esplodeva il quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, a 110 chilometri da Kiev e a 30 dal confine bielorusso.
La Tass, l’agenzia di stampa sovietica, comunicò la notizia al mondo solo due giorni dopo, insabbiando la portata devastante della catastrofe: 250 milioni di curie che ricoprirono di radioattività 145 mila chilometri quadrati fra Ucraina, Bielorussia e Russia, abitati da dieci milioni di persone.
A 24 anni dal più grave incidente nella storia del nucleare civile, centinaia di migliaia di persone continuano a vivere nelle aree contaminate, soprattutto in Bielorussia, il paese che ha ricevuto il 70 per cento del fall-out radioattivo. Si nutrono di prodotti contaminati da cesio 137 e stronzio 90, hanno occupato le case lasciate vuote e spettrali da chi ha preferito andarsene altrove, rischiano leucemie e tumori alla tiroide.
Per tutti, qui, Chernobyl è un punto di non ritorno che si fatica ancora a comprendere.
Un destino sbagliato e definitivo. Cominciato un giorno che nessuno riesce a dimenticare.




Galina Mokanu, contadina a Homenki, provincia di Narovlja, Bielorussia
«Il 26 aprile del 1986 avevo dieci anni e abitavo nel villaggio di Omilkovscina. Non sapevamo niente di quello che era accaduto alla centrale nucleare. Io lavoravo nell’orto come ogni giorno, dopo la scuola. Il 4 maggio ci hanno detto che dovevamo andare in una casa di cura, e il giorno dopo sono partita con la maestra e i compagni di scuola: ci hanno portati a Gomel, e poi a Minsk, e in Crimea. Appena fuori dal villaggio c’era un negozio abbandonato, abbiamo preso tutto ciò che potevamo: patate, mele, carne, formaggio… Noi bambini piangevamo: ci dicevano che non saremmo più tornati a casa perché noi eravamo puliti e i nostri genitori erano sporchi.
Invece sono tornata il 15 novembre....

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