CRIMINALI CLANDESTINI


CLANDESTINA di Loriane K.
Epoché, 282 pagine, 16,50 euro


Il padre di Loriane lavora in un cantiere e un giorno i suoi colleghi si decidono a chiedergli perché mai arrivi ogni mattina in giacca e cravatta. Loriane sa che lo fa perché “quelli in giacca e cravatta la polizia non li ferma alla stazione per il controllo documenti”. Loriane osserva attenta la paura di sua madre, che non ha nessuno con cui parlare e attende il rientro del marito guardando ossessivamente l’orologio: un minimo ritardo le fa esplodere l’angoscia.

Loriane K. è un’adolescente angolana che ha dimenticato la lingua del suo Paese perché la sua famiglia è emigrata in Francia quando lei era molto piccola. Il padre era perseguitato e minacciato per motivi politici. E in Francia sono tutti clandestini, in attesa di un asilo politico che non arriva mai. O meglio, alla fine arriva, ma in quei sette anni Loriane è diventata grande assaporando tanti frutti amari: la paura di essere scoperti, la sensazione di vivere in un posto dove non sei gradita, la totale assenza di controllo sul tuo destino, la speranza che a un certo punto ti sembra solo una parola grottesca.
Il libro di Loriane K. pubblicato in Italia dalla coraggiosa casa editrice Epoché, specializzata in voci africane, e molte al femminile, mi ha ricordato fin dalle prime pagine il Diario di Anna Frank. Con un finale diversissimo, per fortuna. E un’epoca altra.
Ma i sentimenti e le annotazioni quotidiane della ragazzina angolana che si nasconde ormai per istinto hanno lo stesso sapore di apocalisse delle pagine della ragazzina tedesca fuggita ad Amsterdam e reclusa senza mai comprenderne fino in fondo il perché. Sono pure allo stesso modo in due mondi lontani sessant’anni ma che stanno cambiando in direzioni analoghe. Due mondi che diventano cattivi, calpestano, impazziscono, fanno della paura, della difesa dei propri oggetti il faro della politica.

Settimana scorsa, in Italia, la clandestinità è diventata reato. Sarà un’operazione buffa, far pagare dai 5 ai 10 mila euro a un disperato sbarcato a Lampedusa dopo un viaggio di tre anni dall’Africa centrale alla Libia e da qui in Europa.
uel che è serio è la paura. Ma non la nostra: noi non sappiamo neanche cosa sia la vera paura.
Cercano di convincerci che non siamo sicuri, che dobbiamo sentirla per forza, la paura.
Quella di Loriane K. è la vera paura. Nera, attanagliante, che non ti dà scampo. Mai. Neanche se tenti di schiacciarla sopra un foglio di carta per fissarcela per sempre.

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