COME TI STIRO LA CAMICIA IN GALERA


INNOCENTI EVASIONI a cura di Paola Rauzi e Rosanna Tognon
No Reply, 160 pagine, 16 euro


Mensola di carta. Occorrente: carta di giornale, colla, due ganci. Esecuzione: per i ganci, prendere un pezzo di stoffa e incollarlo alla parete all’altezza desiderata. Piegare a caldo il dente di una forchetta, appoggiarlo sopra la stoffa e incollarvi sopra un altro pezzo di stoffa, grande quanto il primo, con un foro che consenta al dente di uscire e fungere da gancio. Arrotolare i fogli di giornale partendo dall’angolo e incollarli l’uno accanto all’altro fino a formare la mensola della dimensione e della forma desiderata. Predisporre due buchi per potervi inserire i ganci da appendere al muro. Non lasciatevi ingannare dalla carta: la mensola è solida e ci potete sistemare la Treccani.


Parola dei detenuti del quinto raggio di San Vittore, a Milano, trasformati dalla necessità in maghetti del bricolage creativo. Dalla dispensa per alimenti sottobranda al delizioso bonsai con fiori di sapone. Dall’appendiabiti sempre fatto di giornali allo stendibiancheria con i manici dei secchi. E la macchinetta per tatuaggi (ahiloro, prontamente sequestrata dagli agenti penitenziari), il ferro da stiro con la base di una caffettiera bollente, tutti gli articoli per fumatori che riuscite a immaginare.
Il “manuale di oggettistica carceraria” - creativo design povero, nel senso più nobile del termine o, se preferite, intelligente riciclo di materiali di scarto con un tocco di vena artistica - è un’idea di due volontarie dell’associazione “Mario Cuminetti” nella biblioteca del quinto raggio, Paola Rauzi e Rosanna Tognon. Hanno raccolto le dritte dei detenuti in un libretto che riesce anche a far sorridere su quanto la mente abbia bisogno di viaggiare e le mani di fare in qualsiasi situazione. Persino in una cella di due metri per tre.
Da staccare e conservare il “miniglossario della mala” a pagina 154, gergo della Milano che fu di Vallanzasca. Quando il mitra si chiamava, dolcemente, el lunghett. E la polizia era già la madama.

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