IL TRENO DEI DESIDERI



UN RACCONTO DI NATALE
Di natalizio, qui, oltre alle luminarie esagerate, là fuori, c’è l’umore di Mimmo, che chiacchiera e ride anche se sta raccontando della compagna che lo ha cacciato, del lavoro perso “perché ho fatto una stupidata: ho rubato”, del dormitorio pubblico che per carità, “là tutti puzzano e ti sparisce sempre qualcosa”.
Sembra natalizia pure la cena di Giuseppe e Pamela, scaldata al micro-onde della carrozza ristorante e servita su piatti di plastica: due porzioni di lasagne (“2,03 euro al supermercato”), quattro wurstel, bastoncini di pesce, grissini arraffati nella cucina del treno, bibita al pompelmo e vino rosso (“Questo è per voi, ragazzi” dice Giuseppe “io con l’alcol stacco un attimo”).
Romantica la luce rosea dell’abat-jour sul tavolino di prima classe, mentre Pamela si sfila il cappuccio, sminuzza il cibo e pilucca poco alla volta. Gli altri tolgono le scarpe, lavano i calzini in bagno, accendono una sigaretta dietro l’altra.

Sono i personaggi di una notte alla stazione centrale di Milano, a bordo dell’unico riparo caldo, lindo e illuminato, con cucina e toilette: una quindicina di homeless italiani se lo godono abusivamente da qualche mese, con la Polfer che chiude un occhio oppure ogni tanto si fa vedere e stacca multe da 516 euro che qui, tanto, nessuno potrà mai pagare.
E non siamo su un treno qualsiasi: è la prima classe del Tgv, Parigi-Milano e ritorno, il più lussuoso, con i sedili morbidi e allungabili.
Arriva al binario 3 intorno alle 22.50. Scendono signore eleganti, uomini in cravatta e ventiquattrore. E appena i ferrovieri si allontanano salgono loro, i barboni, rapidi e invisibili. Il treno riparte verso il fondo della stazione, parcheggiandosi accanto ad altri convogli pieni di sagome scure. Ogni treno un’etnia: “Gli arabi stanno al binario 21” mi spiega Giuseppe “quel treno è un inferno: ci trascinano le donne e le violentano. L’altra sera in dieci ne hanno stuprata una. Stacci alla larga”.
Certo Antonio, figurati.
Sul Tgv ci stanno gli italiani. Tipi tranquilli. Che ogni mattina raccattano i loro sacchetti di plastica, raccolgono cartacce e bottiglie lasciando tutto pulito prima che, alle 7, il treno rientri in stazione, si riempia di un’umanità agli antipodi e, alle 8.10, sbuffi di nuovo verso la Francia.
Sul treno dei desideri – quelli di base, quelli di gente che non ha niente – c’è Giovanni, che ha 22 anni, la faccia pulita, appena uscito di galera...

Leggi il seguito della storia nel libro Donne che vorresti conoscere, Infinito Edizioni.

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